martedì 28 aprile 2020

L'OSPEDALE DI LANZO E IL CORONAVIRUS


Il primo incontro certificato dell'ospedale di Lanzo con il coronavirus è avvenuto il 4 marzo. Un paziente si è recato al Punto di Primo Intervento, con sintomi riconducibili al Covid 19 ed è risultato poi positivo al tampone. Il Pronto soccorso è stato in seguito prontamente sanificato e riaperto al pubblico.

Successivamente, in data 20 marzo, è stata sospesa, con provvedimento dell'Unità di crisi della Regione Piemonte, l'attività di sette Pronto Soccorso piemontesi tra cui quello di Lanzo. La sospensione è stata motivata dalla necessità di liberare professionisti medici per garantire le terapie ai pazienti Covid a Ciriè ed in altri ospedali.

Il Comitato in quell'occasione si dimostro preoccupato riguardo alla provvisorietà della decisione ma rassicurazioni in merito vennero date dal commissario straordinario Dr. Vincenzo Coccolo sul sito della Regione Piemonte con queste parole:

“Intendo ribadire che si tratta di sospensioni temporanee e non di chiusure. La straordinarietà della situazione che ci troviamo ad affrontare impone soluzioni drastiche ed immediate. Chiediamo la comprensione e la collaborazione dei sindaci e dei cittadini. Ogni posto e ogni risorsa sanitaria in più che riusciamo a ricavare, è decisiva per salvare vite umane. Terminata l’emergenza, tutto ritornerà come prima”

La situazione è poi drasticamente cambiata da inizio aprile, quando venne presa la decisione di ricoverare a Lanzo pazienti provenienti dall'ospedale di Ciriè, saturo per eccesso di casi Covid19.
A questi pazienti, molti privi di tampone ma con sintomi di infezione da coronavirus, vennero riservati la metà dei 50 posti letto del reparto di medicina. Il tutto senza l'adozione di protocolli e dispositivi che permettessero a medici, infermieri ed operatori di salvaguardare la propria salute e quella altrui.
Dopo poco tempo, come i fatti successivi hanno evidenziato, 17 operatori sanitari su 42 presenti nel reparto si sono rivelati positivi al coronavirus e posti in quarantena.

Lanzo doveva rimanere un ospedale Covid free. Così non è stato ed è un fatto gravissimo. Come conseguenza dell'incapacità organizzativa di chi non si è dimostrato in grado di gestire questa emergenza, il reparto di medicina è stato dimezzato e di fatto azzerato.

L'esposizione al contagio di medici, infermieri e oss ha avuto come effetto lo spostamento dei pazienti non Covid del reparto in altri ospedali. Queste inaccettabili mancanze hanno gravissime ripercussioni sulla salute degli operatori e dei pazienti, e compromettono l'operatività dell'intera struttura.
Come Comitato Difesa dell'Ospedale di Lanzo chiederemo che sia fatta piena luce su quanto è avvenuto e pretendiamo che vengano prese immediatamente tutte le misure necessarie per riportare l'Ospedale di Lanzo alla sua piena operatività, nella massima sicurezza.
Non accetteremo che le inefficienze di chi ha il compito di gestire questo importante presidio sanitario vengano adottate come scusa per qualsivoglia ridimensionamento della struttura.



Finchè ci sarà la stessa Direzione dell'ASL To4, non possiamo illuderci di avere una visione ampia, di lungo respiro di ciò che occorre al nostro territorio in termine di salute e progresso. 

In questa emergenza non basta guardare ai bilanci, ai tagli con relativi premi, bisogna guardare al benessere delle persone e a salvargli la vita. 
E le responsabilità sono di tante diverse professionalità: i medici, gli infermieri, gli OSS, il personale delle pulizie, i medici di famiglia, il personale del Soccorso e la Protezione Civile che hanno tutti svolto egregiamente il loro compito e gli saremmo perennemente grati. 

Ma c'è anche la responsabilità della Direzione dell'ASL, lautamente pagata per questo, che doveva occuparsi di una cosa sola, cosa che tutti conoscono e con cui abbiamo imparato a convivere con grandi sacrifici: il DISTANZIAMENTO
Usare e attrezzare l'Ospedale di Lanzo era la cosa più ovvia, visto che in tante realtà ne hanno addirittura costruiti di nuovi. Ovviamente bisognava assumere personale dedicato. E questo comportava inevitabilmente costi e non tagli come da anni sono stati fatti. Ci ricordiamo fin troppo bene la chiusura notturna del Pronto Soccorso, lo spostamento dei ricoverati del reparto di riabilitazione cardio-polmonare, la chiusura del servizio di onco-ematologia, la riduzione dell'ambulatorio multidisciplinare per i disturbi alimentari. 

Ed ora, era INEVITABILE la chiusura di quel poco che rimaneva del reparto di medicina. Era evidente che dividere il reparto tra COVID e NON-COVID avrebbe comportato lo stesso rischio vissuto dalle RSA, sia per i pazienti che per il personale sanitario, trovatosi ora infettato. 

Cosa succederà adesso del NOSTRO OSPEDALE, della NOSTRA SALUTE, del NOSTRO FUTURO? Chi vorrà risponderci con serietà, umiltà e competenza?